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Negli ultimi tempi il tema delle intossicazioni alimentari è tornato prepotentemente al centro delle notizie. Pochi casi reali, spesso gravi, vengono ripresi da giornali, social e chat, generando una sensazione diffusa di allarme:
“E se capitasse anche a me?”

Il risultato è che il rischio percepito esplode, mentre quello reale rimane spesso molto più basso di quanto immaginiamo.


🧠 Cosa succede nella nostra mente

Il nostro cervello è progettato per proteggere, non per fare statistica.
Quando sente parlare di intossicazioni, malattie o morti improvvise, attiva automaticamente alcuni meccanismi:

1. Euristica della disponibilità

Se una notizia è emotivamente forte e ripetuta, il cervello la considera frequente, anche se è rara.

2. Associazione immediata

Il collegamento è rapidissimo:

“Notizia tragica” + “situazione quotidiana simile” = pericolo

Mangiare un cibo normale diventa improvvisamente una minaccia.

3. Negativity bias

Le notizie negative restano impresse più di quelle rassicuranti. È un meccanismo evolutivo: meglio allarmarsi troppo che troppo poco.


📊 Rischio reale vs rischio percepito

Dal punto di vista psicologico, il problema non è ignorare i rischi, ma perderne la proporzione.

Nella maggior parte dei casi:

  • le intossicazioni gravi sono rare
  • coinvolgono contesti specifici (produzioni artigianali non controllate, conserve casalinghe, errori di conservazione)
  • non rappresentano il rischio quotidiano medio

Ma il cervello, bombardato da notizie, non distingue tra eccezione e regola.


😰 Come si manifesta l’ansia alimentare

Sempre più persone riferiscono:

  • paura di mangiare cibi “confezionati”
  • controlli ripetuti di scadenze e odori
  • bisogno continuo di rassicurazioni
  • evitamento di alimenti comuni

E spesso aggiungono:

“So che probabilmente esagero, ma non riesco a stare tranquilla”

Questo è un segnale importante: non è il cibo il problema, ma l’ansia.


🧩 Cosa possiamo fare

Alcuni passi utili:

  • Ridurre l’esposizione compulsiva alle notizie
  • Distinguere tra evento raro e rischio quotidiano
  • Tornare ai dati, non solo ai titoli
  • Accettare che il rischio zero non esiste
  • Allenare la tolleranza all’incertezza

Sono tutti elementi centrali nel lavoro psicologico sull’ansia.


💬 Quando chiedere aiuto

Se la paura delle intossicazioni alimentari:

  • limita la vita quotidiana
  • condiziona le scelte
  • occupa troppo spazio mentale

allora non è “solo preoccupazione”, ma un’ansia che merita attenzione.

La buona notizia è che si può ridurre molto, lavorando sui meccanismi cognitivi che la alimentano.


✍️ Conclusione

Viviamo in un’epoca in cui l’allarme corre più veloce dei dati.
Imparare a distinguere tra pericolo reale e paura amplificata è fondamentale per proteggere non solo il corpo, ma anche la salute mentale.


Sono Barbara Marino, psicologa con approccio cognitivo-comportamentale.
Mi occupo di ansia legata alla salute, ipercontrollo e paura del rischio.

Ricevo a Torino e online.
📞 329 4191733
📧 psicologa.bmarino@gmail.com

Se la paura del cibo o delle intossicazioni sta prendendo troppo spazio, non è qualcosa da affrontare da sola.
Capirla è il primo passo per ridimensionarla.

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